LUCCHINI di Lecco

A forte rischio la Lucchini di Lecco operai bloccano la fabbrica

Un altro pezzo storico dell’industria lecchese è fortemente a rischio. Senza stare ad elencare l’ecatombe di  decine di aziende del territorio che hanno drasticamente ridotto le proprie dimensioni ed altre che sono definitivamente sparite, oggi davanti ai cancelli della Lucchini ha iniziato il presidio degli 84 lavoratori che hanno iniziato la loro protesta contro la recente decisione dell’azienda di spostare ben 38mila tonnellate di produzione di vergella a Piombino. “Abbiamo iniziato la nostra mobilitazione – ci spiega Elia Matteo dell’RSU- per cercare di contrastare la decisione della Lucchini di spostare una buona parte della produzione a Piombino. Abbiamo deciso di bloccare l’uscita di tutto il materiale stoccato. 13mila tonnellate circa di vergella,  per mandare un segnale preciso all’azienda e cioè non vogliamo assolutamente che l’impianto chiuda, perché questo è il rischio che stiamo correndo”.

“Qui a Lecco produciamo 300mila tonnellate di vergella all’anno, 1200 tonnellate ogni 24 ore, prodotte attraverso un forno elettrico dell’Italimpianti ed utilizzando le billette che arrivano da Piombino. I nostri clienti sono tutte aziende del lecchese  e copriamo quasi la metà del mercato locale visto che si parla di circa 600mila tonnellate annue.  Il problema che il mercato è in forte crisi e l’azienda ha deciso di spostare una parte della produzione a Piombino per non aver problemi con il lavoratori del territorio visto che si parla di 2500 operai. Qui invece siamo in 84 e sicuramente ridurre la produzione a Lecco gli crea meno problemi rispetto che all’impianto toscano”.

“Da quello che si è capito – conclude Elia –  la Lucchini ha intenzione di non far ripartire gli impianti e di trasformare Lecco in un’area di stoccaggio della vergella che arriva da Piombino per poi venderla al mercato locale. Però c’è un fatto importante e da non trascurare e cioè che le trafilerie lecchesi non vogliono quella vergella perché di minor qualità ed hanno già provato a rimandare indietro quel materiale. Inoltre togliere la produzione a Lecco significa mettere in serie difficoltà le trafilerie locali le quali senza il nostro prodotto rischiano seriamente la chiusura”.

“La Lucchini – interviene Giulio Barbaro RLS aziendale – non ha mai investito sul rinnovamento degli impianti. A Piombino l’altoforno viene spesso fermato  per poter riparare la vasca delle colate in quanto il cemento refrattario è ormai rotto e deteriorato il che ha creato una sorta di buca nella vasca stessa. Quindi accade che l’impianto viene fermato per posizionare  delle piastre di acciaio provvisorie che però non durano molto e quindi l’impianto è costretto a fermarsi spesso. Questo è un disastro perché tutti sanno che gli altoforni (attualmente ve ne sono solo tre in Italia, Piombino, Mestre e Taranto) non dovrebbero pressoché fermarsi mai in quanto i costi di fermo e riavvio dell’impianto sono enormi. Riparare la vasca costerebbe 250mila euro circa e questo è pressoché impensabile per un azienda che ha già un buco di un miliardo di euro. L’altoforno di Piombino produce 6800 tonnellate di acciaio al giorno, 1 milione circa al mese”.

“La crisi – conclude Barbaro – è devastante, basti considerare che in questi giorni ha chiuso un importante acciaieria in Cina ed il mercato è in forte calo. Noi qui a Lecco non abbiamo problemi di vendita visto che il mercato è locale e tutto a chilometro zero. E’ paradossale chiudere un impianto a Lecco con clienti lecchesi per far arrivare vergella da Piombino, sempre tutto tramite gomma. Sì tramite gomma perché non si sono mai rinnovate le linee ferroviarie per il trasporto della vergella. Linee già esistenti che collegavano la fabbrica alla ferrovia, ma che nel corso degli anni si sono lasciate andare e mai messe in sicurezza ed adeguate alla normativa. Quindi tutto il materiali oggi viene trasportato tramite gomma con costi più alti rispetto alla vicina ferrovia. Da ultimo la vergella prodotta Lecco è di buona qualità e certificata OHSAS18001 DNV e sarebbe un vero e proprio delitto chiudere questo impianto che insiste su un’area di 100mila metri quadri”.

dal sito di LeccoProvincia

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