CANDY di Santa Maria Hoè

S. Maria: la proposta dei sindacati alla Candy, nuove produzioni e un contratto di solidarietà

Una proposta concreta che la direzione aziendale dovrà valutare e sulla quale dovrà dare una risposta in occasione del prossimo incontro fissato per il 6 di luglio, nuovamente presso il Ministero dello Sviluppo Economico. L’hanno presentata i rappresentanti sindacali di Cgil e Cisl al gruppo Candy Bessel durante l’incontro promosso a Roma nella giornata di lunedì 27 giugno, per dare alla proprietà aziendale intenzionata a chiudere lo stabilimento di Santa Maria Hoè una valida alternativa al provvedimento che lascerebbe oltre 200 dipendenti senza un lavoro. La soluzione potrebbe essere trovata puntando sulla produzione di particolari componenti, su produzioni aggiuntive delle lavastoviglie e sulla Acquamatic, modello di lavatrice la cui produzione rimane tuttora vantaggiosa in Italia e che viene prodotta a Santa Maria. Alle forme di ammortizzatori sociali associate al ricollocamento di una percentuale di dipendenti proposti dalla Candy Bessel i sindacalisti hanno contro-proposto il mantenimento della sede produttiva con l’avvio di un contratto di solidarietà in caso l’ occupazione piena non possa essere mantenuta per tutti. “Dall’azienda ad oggi non sono giunte richieste di procedure di mobilità alla Regione o al Ministero” ha spiegato il segretario generale Fim Cisl Lecco Enrico Civillini. “Speriamo che fino al 6 luglio la proprietà dimostri lo stesso comportamento responsabile, valutando i termini del documento presentato oggi. Il contratto di solidarietà, se fosse necessario, consentirebbe di tenere aperto il sito produttivo distribuendo le mansioni fra tutti i lavoratori, guadagnando tempo prezioso”. Con il secondo incontro il 6 luglio presso il Mise si saprà se quella che sembra una seppur minima apertura da parte della Candy permetterà ai 200 dipendenti del meratese di mantenere il loro posto di lavoro.

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Il Sindacato rilancia la lotta: la Candy deve restare a Santa Maria Hoè.

La ricollocazione di una percentuale dei lavoratori presso lo stabilimento di Brugherio e l’avvio di forme di ammortizzazione sociale (cassa integrazione, mobilità, riqualificazione dei lavoratori all’esterno dell’azienda) per coloro che perderanno il loro impiego dopo la chiusura dello stabilimento di Santa Maria Hoè. Queste le soluzioni che i rappresentanti del gruppo Bessel Candy hanno prospettato in un documento presentato a rappresentanti sindacali e Rsu nel corso dell’incontro di lunedì 20 giugno a Monza, presso la sede di Confindustria. L’azienda rimane ferma nella sua decisione di chiudere la ditta brianzola per spostare la produzione di lavastoviglie in Cina, dove risulta molto più conveniente, ma “apre” al confronto con le parti coinvolte con una proposta che, ancora una volta, non trova plausibili alternative alla fine della storica azienda dove sono impiegate oltre 200 persone. “Il documento presentato dal gruppo è un punto di partenza, ma non va nella direzione che vogliamo” ha spiegato il segretario generale Fim Cisl Lecco Enrico Civillini. “Durante l’ incontro abbiamo ribadito come tutte le forze istituzionali e sindacali che si sono messe in campo puntino a trovare un accordo che consenta di mantenere il sito della Candy attivo, a nostro parere le condizioni produttive per farlo ci possono essere. Daremo il nostro contributo per dimostrare che è possibile mantenere la produttività a Santa Maria”. Un centinaio di lavoratori della Bessel Candy, in cassa integrazione dalla giornata di lunedì per 15 giorni, hanno manifestato di fronte alla sede di Confindustria mentre altri sono rimasti a presidiare i cancelli dello stabilimento brianzolo, per evitare l’ arrivo di camion pronti a caricare prodotti finiti. Presso lo stabilimento di Brugherio è stata invece proclamata un’ora di sciopero generale durante l’ incontro a Monza. “La questione riguarda l’intero gruppo, non soltanto lo stabilimento di Santa Maria” ha spiegato Civillini. “La ditta di Brugherio è direttamente coinvolta, e il comportamento responsabile e pacifico del presidio dei lavoratori contribuisce a creare un clima generale di consenso nei loro confronti che non può essere ignorato”. All’incontro di Monza è seguito un tavolo di confronto a Milano presso la IV Commissione del Consiglio regionale (Attività produttive e Occupazione), dove il presidente si è impegnato a coinvolgere direttamente in merito alla situazione della Candy Bessel il presidente della Regione Roberto Formigoni, il responsabile ufficio vertenze del ministero Giampietro Castano e il ministro dello Sviluppo Economico Paolo Romani. L’incontro presso il Ministero dello Sviluppo Economico è previsto per il 27 giugno, cui seguirà il 5 luglio un tavolo a livello nazionale convocato dal Mise sul comparto degli elettrodomestici e l’8 luglio un nuovo incontro tra azienda e rappresentanti dell’azienda in Confindustria. È in questi confronti che l’intervento di Ministero e Regione potrebbe risultare decisivo per cambiare un destino che appare ancora segnato.

Dal sito de “Merateonline”.

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Gli operai della Candy raccontano agli studenti del Badoni il dramma della cassaintegrazione. ”Il lavoro dà dignità all’uomo”

204 operai: sono quelli che entro la fine dell’estate l’azienda Candy, produttrice di elettrodomestici di vario tipo, lascerà a casa dopo la decisione di avviare la produzione all’estero, in paesi come la Cina, la Turchia e il Sud America.  A porre la questione ad alcune classi dell’Istituto tecnico A.Badoni di Lecco è giunta una delegazione di operai che ha voluto spiegare in parole semplici le gravi conseguenze che la chiusura dell’attività avrà per loro e per la società stessa. Come ha detto Giancarlo Tosi, il problema principale è la delocalizzazione, che si sta attuando a livello territoriale in Lombardia e in Italia: “Il concetto è semplice tanto quando paradossale: produrre in Italia costa troppo e allora ecco che conviene per i direttori d’azienda trasferire l’intera produzione in Paesi esteri dove invece la produzione è più economica e le spese vengono ridotte. Peccato che con questa manovra a rimetterci siano troppi operai, madri e padri di famiglia, che vengono a trovarsi senza lavoro dopo anni di servizio. A pochi purtroppo sembra interessare questo particolare. Il nostro obiettivo oggi, parlando a voi studenti, che un giorno si spera avrete a che fare col mondo del lavoro, è sensibilizzare, farci conoscere, fare in modo che la gente ci appoggi nella nostra lotta volta a garantire dignità e conferme ai lavoratori. Per questo vi chiediamo una firma di solidarietà.” Ai ragazzi sono state quindi illustrate le modalità della mobilitazione degli operai della sede di Santa Maria Hoè, in Via Giovanni XXIII: manifestazioni, volantinaggio in luoghi pubblici, interviste dirette, documentari.

L’obiettivo che muove questi lavoratori è coinvolgere il maggior numero di istituzioni e di persone che hanno il compito e dunque possono prendersi carico di tale situazione e tentare di arginare la perdita. E qualcosa, come ha detto sempre Tosi speranzoso, si è mosso sia nell’opinione pubblica che in quella istituzionale: “Abbiamo contattato la Provincia e raccolto le firme dei primi cittadini del territorio lecchese, firme che testimoniano la vicinanza dei Comuni e delle amministrazioni alla nostra protesta. Sollecitate anche le parrocchie, la Pastorale del Lavoro per esempio ci appoggerà per tentare di ritrattare la decisione iniziale o quantomeno modificarla. Domani a Roma si discuterà presso l’Ufficio dello Sviluppo economico della situazione, ci attaccheremo ai grossi media per farci ancora più pubblicità, anche se per ora pensiamo di agire soprattutto a livello locale.”

Migliaia le firme raccolte finora dagli operai della Candy, che ricordiamo hanno ricevuto la notizia della futura chiusura dell’attività il 17 maggio scorso. “I firmatari li abbiamo trovati sul luogo della manifestazioni ma in tanti sono venuti a cercarci presso i nostri presidi, anche nostri fornitori, rimasti scandalizzati dalla notizia.” ha detto sempre Tosi. Un problema grosso, perchè non è la morsa della crisi che costringe l’azienda a lasciare a casa gli operai ma la prospettiva di pagare meno la produzione: uno scacco all’articolo della Costituzione Italiana che cita “L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro”, una realtà che vede numerosi operai lottare per vivere nel proprio Paese, che vedono il loro lavoro trasferito altrove. In azienda i lavoratori protestano vietando che il prodotto finito esca dalla ditta: “I camion che vengono per prendere il carico sono mandati via” – ha spiegato Gianpiera Lai, delegata dell’RSU – “mentre quelli che ci portano la materia prima per fabbricare i pezzi sono lasciati entrare.” Anche alcuni bambini delle scuole elementari di Santa Maria Hoè hanno mostrato solidarietà agli operai, scrivendo una lettera e facendo dei disegni. “Questi bambini, passando quotidianamente per Via Giovanni XXIII hanno visto i nostri presidi e inizialmente sono rimasti affascinati dagli striscioni e dalle bandiere colorate. Hanno chiesto alle loro maestre chi eravamo e perchè stavamo lì tutto il giorno in quel modo e una volta scopertolo hanno voluto venire a trovarci e ci hanno chiesto di andare a parlare nelle loro classi per capire meglio. Dopodichè la solidarietà si è manifestata con questi disegni e questa lettera piena di affetto e comprensione che ci ha ridato speranza.” ha raccontato Gianpiera.

“Le prospettive di certo non sono rosee ma è da ritenere giusto quello che si sta facendo” ha detto un altro testimone, Mario Roveda. Anche perchè le istituzioni sono state sollecitate a dovere e in tanti sembrano essere dalla parte di questi operai. L’auspicio dei delegati è un forte cambiamento nel Paese, nella proposta da parte del governo, finora disinteressato e disattento, di una politica industriale seria, “perchè il lavoro non dà solo soldi, ma conferisce dignità all’uomo”.

Dal sito de “Merateonline”.

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S. Maria: la Candy mantiene la linea della chiusura, i prossimi giorni saranno decisivi

Il mantenimento della produzione di lavastoviglie presso lo stabilimento Candy di Santa Maria Hoè non è “compatibile” a livello economico con l’attività aziendale, e si rende necessario la chiusura della ditta entro la fine dell’estate per delocalizzare la produzione in Cina. Hanno ribadito la linea di intervento prospettata dalla proprietà aziendale i rappresentanti del gruppo Candy Bessel che nella mattinata di lunedì 6 giugno hanno incontrato i referenti sindacali che, insieme a 40 sindaci della Brianza lecchese, ai parroci e alla Provincia, “lottano” a fianco dei 202 lavoratori che rischiano di perdere il posto di lavoro. Roberto Roncalli (direttore risorse umane), Luigi Longoni (direttore settore elettrodomestici) e Sergio Miglino (responsabile relazioni industriali) non hanno concesso “deroghe” temporali ad una eventuale trattativa, annunciando che la proprietà non attiverà alcuna forma di mobilità. Unico punto di incontro con le sigle sindacali è la convinzione che gli appuntamenti fissati per la prossima settimana potrebbero risultare importanti ai fini del futuro dello stabilimento.

Nella giornata di martedì 7 giugno la “questione” della Candy di santa Maria approderà in Regione e presso la Pastorale sociale e del lavoro della Diocesi. Il 9 il documento redatto da sindaci e Provincia in merito alla necessità di non perdere occupazione e produttività in Brianza sarà presentato presso il Ministero dello Sviluppo Economico, e il 10 i rappresentanti delle istituzioni locali e i sindacati incontreranno gli esponenti aziendali in un secondo incontro a Santa Maria. La settimana successiva la “vertenza Candy” potrebbe approdare alla IV Commissione (Attività produttive e Occupazione) del Consiglio Regionale della Lombardia, cui seguirà un secondo incontro tra azienda e sindacati.

“Siamo pronti a fare la nostra parte, ma è necessario che l’azienda riconsideri la sua posizione e trovi insieme a noi una possibile soluzione per rimanere in Italia in modo produttivo” ha spiegato il segretario generale Fiom Cgil Lecco Diego Riva. Un concetto ribadito dal segretario generale Fim Cisl Lecco Enrico Civillini, che ha sottolineato la necessità di far intraprendere al gruppo Candy la strada degli investimenti in Italia. “Il problema è quello della volontà aziendale, non si può pretendere che in due mesi si possa chiudere uno stabilimento senza pensare alla responsabilità sociale che questo comporta. I tempi indicati dall’azienda non sono cambiati, ma il mantenere due siti produttivi sul territorio regionale può essere una scommessa per l’azienda”.

Nel pomeriggio di lunedì i referenti sindacali regionali Fiom Cgil e Fim Cisl hanno illustrato ai lavoratori la situazione nel corso di un’assemblea, ribadendo la necessità che l’azienda acquisti un ruolo attivo nel trovare un’alternativa alla chiusura della Candy. Perché la ditta brianzola resti in Italia la produzione deve tornare ad essere vantaggiosa, e una possibile soluzione potrebbe arrivare da un investimento economico esterno. Nel frattempo il “presidio” dei dipendenti, tornati al lavoro, continua e non si escludono manifestazioni pubbliche presso lo stabilimento “gemello” di Brugherio e a Milano.

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Intervista a Cartechini Athos – Portavoce RSU Candy/Bessel

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La nostra lettera alle lavoratrici e ai lavoratori in lotta:

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S. Maria: ‘questione’ Candy discussa dalle conferenze dei sindaci, emergenza sociale.

È una vera e propria “mobilitazione” che va ben oltre i confini del territorio della Valletta quella che i sindaci del meratese, del casatese e dell’oggionese stanno mettendo in atto a sostegno degli oltre 200 lavoratori della Bessel Candy di Santa Maria Hoè, in presidio costante di fronte ai cancelli dell’ azienda che ha annunciato la chiusura dello stabilimento brianzolo per trasferire la produzione di lavastoviglie in Cina. In attesa dell’incontro programmato per il 3 giugno in Provincia insieme ai rappresentanti sindacali, tra i punti all’ordine del giorno nell’ambito delle conferenze dei sindaci dell’ oggionese e del meratese ci sarà la discussione della situazione dello stabilimento, dall’annuncio della chiusura fino allo sciopero generale del 18 e del 20 maggio all’attuale cassa integrazione di 15 giorni, durante la quale Rsu e lavoratori manifestano uniti contro la perdita del lavoro. “La conferenza dei sindaci dell’oggionese si svolgerà venerdì 27 maggio e l’invito a partecipare è stato esteso ai primi cittadini del casatese” ha spiegato il sindaco di Colle Brianza Marco Manzoni. “È importante discutere il problema dei lavoratori, che è anche del territorio, con i sindacati e tra di noi prima di arrivare all’ incontro in Provincia”. Lo stesso ordine del giorno sarà trattato dai sindaci del meratese durante l’assemblea in programma per il 1° giugno. “L’obiettivo è quello di arrivare all’incontro del 3 con delle proposte realisticamente proponibili per evitare la chiusura della ditta” ha spiegato il sindaco di Osnago Paolo Strina. “Per questo siamo in contatto costante con i sindacati, per evitare che quella che rappresenta una risorsa per l’intero territorio venga chiusa. Vogliamo comprendere le motivazioni che hanno spinto la proprietà a effettuare una simile decisione, che non tiene conto della ricaduta sociale sui comuni di provenienza dei lavoratori, tra i quali intere famiglie dipendono dal lavoro alla Candy”. Il raggio di provenienza dei lavoratori va da Colle Brianza a Cernusco, passando per Calco, Brivio, Olgiate, Galbiate, Santa Maria e altri. A rischio sono anche le aziende collegate alla Bessel, che si ritroveranno inevitabilmente con una diminuzione degli ordini. L’alternativa alla chiusura che sarà proposta da sindacati e istituzioni al gruppo industriale passa dalla differenziazione della produzione. “Non è credibile che qui si possano produrre solo lavastoviglie, a detta dell’azienda non convenienti per quanto riguarda il costo della forza lavoro, e un modello di lavatrice” il segretario generale Fim – Cisl Lecco Enrico Civillini. “L’azienda deve convincerci che sia così, ma noi non lo crediamo. Questa è sempre stata un’ azienda laboratorio dove si sono sperimentate diverse produzioni, se è troppo costoso lavorare su lavastoviglie in Italia si potrebbero realizzare altri pezzi o lavatrici che consentano ai dipendenti di mantenere l’occupazione”. Le amministrazioni dell’intera Brianza sono direttamente coinvolte nel tentativo di evitare al territorio un’emergenza sociale che potrebbe coinvolgere oltre 200 persone e intere famiglie, con una conseguente ricaduta sulle amministrazioni comunali alle prese con continui diminuzioni di fondi da destinare al sociale.

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S. Maria: Candy vuole chiudere, a rischio 204 famiglie

Saranno duecentoquattro gli operai senza lavoro a Santa Maria Hoè e nei paesi limitrofi se la Bessel, divisione produttiva di Candy, dovesse proseguire sulla sua strada e trasferire la produzione in Cina.Da oltre cinquant’anni Candy si serve dei lavoratori di Santa Maria Hoè per produrre lavastoviglie, impiegando in fabbrica interi nuclei famigliari con madre, padre e figli. Qualche ora fa, la doccia fredda. Durante l’annuale informativa generale, alla presenza di tutte le sigle sindacali, la delegazione imprenditoriale con a capo l’ingegnere Aldo Fumagalli, ha comunicato la decisione di chiudere lo stabilimento di Santa Maria Hoè per motivi economici. Secondo l’azienda, nel corso degli ultimi anni, i tentativi di diversificare i prodotti e gli investimenti destinati a realizzare delle economie di scala non sono andati a buon fine pesando sul bilancio della divisione Bessel. Da questa considerazione, la decisione assunta di chiudere entro la prossima estate tutta la produzione.I sindacati hanno fermamente respinto l’annuncio e sono riusciti a ottenere un confronto negoziale il prossimo 6 giugno senza l’avvio formare della procedura di mobilità. Questa mattina, gli operai, appresa la notizia, si sono riuniti in sciopero e per otto ore incroceranno le braccia. Un corteo di lavoratori ha bloccato per circa un’ora la provinciale 342 e si è diretto al municipio di Santa Maria Hoè dove alcuni delegati hanno incontrato il neo eletto sindaco Carmelo La Mancusa e il vicesindaco Efrem Brambilla.“Abbiamo incontrato i rappresentanti dei lavoratori e ho cercato di capire la situazione della Bessel” dichiara ai nostri microfoni il primo cittadino, “una ditta che ha un valore enorme per il nostro paese. Teniamo molto a salvaguardare i diritti dei lavoratori e cercheremo anche di capire le rappresentanze della dirigenza per cercare di trovare una situazione di equilibrio tra i due. La chiusura della Bessel avrebbe una conseguenza gravissima sulle famiglie di Santa Maria Hoè e spero che non si arrivi a discutere di questa possibilità. Mi auspico che la dirigenza faccia un passo indietro e venga incontro ai lavoratori”.All’incontro anche Luigi Panzeri, segretario della Fiom Cgil di Merate: “Quello che è successo ieri sera è una cosa inaccettabile. La chiusura del sito di Santa Maria è una notizia drammatica perchè dietro i duecentoquattro operai ci sono altrettante famiglie. Non si possono motivare queste decisioni solamente con i numeri. La Fiom Cgil cercherà di mettere in difficoltà l’azienda per imporre un cambiamento della sua decisione, Bessel fa parte del gruppo Candy e se ci sono interventi da fare, bisogna agire su una linea di gruppo cercando delle alternative.” La prossima mobilitazione avverrà venerdì 20 Maggio con altre quattro ore di sciopero. Nel frattempo il coordinamento sindacale è impegnato a raccogliere istanze e suggerimenti dalle assemblee e il gruppo dei sindaci della Valletta si riunirà a breve per discutere della situazione.

Il volantino dei lavoratori della Candy:

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Ed il comunicato del coordinamento sindacale del gruppo “Candy”:

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