AIDA di Calolziocorte

A rischio il futuro della Aida di Calolziocorte

stenta a decollare il progetto service che avrebbe permesso a parte dei 53 dipendenti prossimi alla mobilità di tornare a lavorare, mentre languono gli interessamenti di altri imprenditori per la sede industriale. Non sono positive le novità che l’amministratore di Aida Europe Robert Troy ha portato ai sindacati in un incontro di aggiornamento sulle prospettive industriali dell’azienda che produce presse. Troy ha iniziato spiegando le dinamiche del settore auto motive – perché le case automobilistiche sono i maggiori clienti della Aida -, a quanto pare i produttori di auto si stanno muovendo  verso i Paesi dell’Europa dell’Est, verso la Cina e il Sud America. Poi Robert è entrato nel dettaglio spiegando lo stato dei progetti in campo per le due succursali italiane (Lecco e Brescia) della multinazionale nipponica. Se a Brescia è tutto un fermento e il lavoro non manca, soprattutto perché l’intera produzione industriale di presse per il mercato europeo è stata spostata a Brescia, tanto che 15 ex operai i cassa integrazione della Aida di Calolziocorte sono stati chiamati a lavorare temporaneamente e fino alla fine dell’anno nelle linee produttive bresciane, lo stesso non si può dire per lo stabilimento lecchese, le cui prospettive sono quantomai incerte. (dalla “Provincia di Lecco”)

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“Aida”: trattative con la “Mitsubishi”

Il colosso giapponese è interessato ad insediarvi un’unità di taglio dei metalli

Sono ore decisive per il futuro della Aida Europe, ex Manzoni Presse, di Calolziocorte. All’azienda di corso Europa gli interruttori delle linee produttive su cui si costruivano le presse industriali sono abbassati da quattro mesi e da allora la fabbrica ha smesso di produrre. Dei 120 dipendenti ne sono rimasti in forza 66: alcuni impiegati che cercano di portare a casa ordini, qualche tecnico e il personale di assistenza. Tutta l’area produttiva, che comprende 54 lavoratori, è stata bloccata e le maestranze da quattro mesi sono in cassa integrazione straordinaria a zero ore. I lavoratori tengono le dita incrociate e sperano che il sindacato, dopo l’incontro con l’azienda che si svolgerà domani, possa comunicare loro buone notizie. L’incontro servirà a fare il punto sull’uso della cassa integrazione, che a quanto pare viene usata a piene mani dal momento che l’attività di produzione di presse allo stabilimento di Calolziocorte è stata totalmente bloccata e tutti gli ordini dirottati e concentrati sullo stabilimento bresciano del gruppo. Con ogni probabilità l’intenzione dell’azienda sarà quella di cambiare la ragione d’uso della cassa integrazione, non più per crisi aziendale, ma per cessazione di attività. Tale richiesta, che dovrà essere approvata dal ministero del Lavoro, permetterebbe ai lavoratori di sfruttare, oltre agli attuali sei mesi di cassa integrazione, altri due anni di cigs e questo consentirebbe ad alcuni lavoratori di raggiungere i requisiti per la pensione. La speranza è che l’azienda presenti al sindacato delle novità sulle trattative di vendita o affitto di ramo d’azienda a un nuovo gruppo industriale. Sembrerebbe infatti che Aida abbia avviato una serie di trattative con Mitsubishi che a Lecco avrebbe intenzione di realizzare un centro per la costruzione di macchine industriali per il taglio a getto d’acqua dei metalli, rispondendo all’esigenza di processi di produzione industriale a basso impatto ambientale. Al momento non esiste alcuna conferma della buona riuscita delle trattative e l’azienda mantiene il più stretto riserbo sulle strategie industriali. «Se un nuovo gruppo industriale avesse intenzione di subentrare a Calolziocorte sarebbe possibile avviare un percorso di riqualificazione per i dipendenti, avvalendosi anche dei finanziamenti per la formazioni garantiti da Provincia e Regione, dice Domenico Alvaro della Fiom Cgil, ma finché l’azienda non confermerà la presenza di eventuali interessamenti le maestranze rimangono nel limbo. La speranza di tutti – continua il sindacalista – è che si riesca a trovare una soluzione che garantisca la continuità occupazionale e produttiva dello stabilimento di Calolziocorte».

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Novità dalla Aida-Manzoni di Calolziocorte

CALOLZIOCORTE E dopo i giapponesi della Aida Europe la ex Manzoni Presse di Calolziocorte potrebbe venir acquisita da un altro importante gruppo nipponico. Le trattative sono riservatissime, ma sembra proprio che Aida Europe, che ha acquisito nel 2005 la Manzoni Group e la Rovetta di Brescia da un’amministrazione straordinaria grazie all’opera del commissario Guido Puccio, stia cercando di trattare per la cessione di una parte dell’attività industriale italiana a un importante gruppo nipponico che realizza automobili.

Così Aida Europe potrebbe concentrare l’attività industriale sul Brescia, continuando a realizzare presse industriali e cedere la sede lecchese, dove potrebbe avvenire una imponente conversione produttiva. Infatti se tutto dovesse andare per il verso giusto e la trattativa andare in porto a Calolziocorte si insedierà la produzione di grosse macchine utensili da taglio che utilizzano sistemi a basso consumo energetico, sfruttando i particolare l’energia idrica.

Per saperne di più i sindacalisti hanno chiesto un incontro alla proprietà, che molto probabilmente si svolgerà entro la fine del mese di giugno. In quella sede è possibile si possa cominciare a capire qualcosa di più sulle trattative che sarebbero in corso per la cessione dell’unità produttiva calolziese. In questa fase, del resto, il riserbo è più che comprensile: una parola di troppo potrebbe pregiudicare l’esito della trattativa.

L’incontro tra impresa e sindacati servirà anche per fare il punto della situazione sull’uso della cassa integrazione straordinaria, che attualmente viene utilizzata da 54 delle 120 maestranze in forza alla Aida di Calolziocorte. L’accordo per la cassa integrazione era stato siglato per sei mesi, da aprile a settembre. In base all’accordo era stato stabilito un percorso semestrale di cassa integrazione straordinaria per crisi aziendale, rivedendo l’iniziale richiesta che prevedeva l’avvio della cigs per cessata attività. Quest’ultima richiesta, secondo il sindacato, avrebbe bruciato ogni possibilità di rimettere in moto un’azienda come la ex Manzoni ricca di storia, competenze e un nome importante, tra i pochi produttori europei di presse industriali di piccole e medie dimensioni e di elevata qualità. L’intenzione del sindacato era quella di sfruttare i sei mesi di cigs per cercare nuovi imprenditori, intenzionati a subentrare nell’attività industriale di Calolziocorte, acquisendo l’esperienza, la competenza e la storia di Aida. Così all’incontro si discuterà dei possibili interessamenti esistenti sull’area di Calolziocorte, sull’uso della cassa integrazione e sull’andamento industriale dell’altro stabilimento Aida, quello bresciano di Rovetta, dove è stata concentrata la realizzazione di presse industriali: «A tal proposito, commenta Domenico Alvaro, sindacalista della Fiom Cgil, sembra che la produzione industriale sia in calo, mentre gli uffici commerciali stiano continuando a lavorare per cercare nuove commesse. Ci auguriamo invece che sia possibile trovare nuovi acquirenti per il futuro dell’area industriale di Calolziocorte». Bocche cucite da parte dell’azienda che preferisce lavorare sotto traccia senza svelare, per il momento, le proprie carte.

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La vertenza:

L’Aida Manzoni di Calolziocorte è pronta a chiudere l’attività produttiva, e annuncia 54 esuberi che gestirà nei prossimi due anni con la cassa integrazione straordinaria.

Dall’incontro tenuto in Confindustria Lecco tra le parti sociali è emersa una situazione molto complicata, con un calo strutturale degli ordini. Così si fa sempre più nitida la possibilità di abbandonare il reparto montaggio di Calolziocorte per far confluire tutta l’attività produttiva a Brescia, dove si trova la sede della Aida Rovetta. Uno stabilimento che già oggi ospita la gran parte della produzione di Aida Italia, almeno per quanto riguarda le macchine di grosse dimensioni.
A Calolziocorte rimarrebbe l’attività amministrativa e le funzioni di assistenza, ma anche questi due settori potrebbero essere in parte coinvolti in una lieve ristrutturazione, snellendo in generale tutti i reparti. Quando alla fine di marzo scadrà l’anno di cassa integrazione ordinaria l’azienda sarà pronta ad avviare una procedura di cassa integrazione straordinaria, che coprirà i successivi due anni. Coinvolti nella crisi industriale saranno 54 dei circa 120 dipendenti dello stabilimento di Calolziocorte

I Lavoratori, dopo l’assemblea sindacale, hanno continuato a presidiare lo stabilimento di Calolziocorte, bloccando l’attività produttiva. All’indomani dell’infruttuoso incontro al ministero del Lavoro, nel corso del quale l’azienda e il sindacato non hanno trovato alcun accordo, tra i lavoratori serpeggia un malcelato malumore e tanta preoccupazione perché per 54 di loro da lunedì 29 si aprirà un percorso di cassa integrazione straordinaria a zero ore per cessata attività della durata di due anni. I nomi delle 54 persone coinvolte non sono state ancora stati resi noti dall’azienda, che ha intenzione di informare i lavoratori interessati nella strategia di riorganizzazione aziendale attraverso una raccomandata postale.

«Non sappiamo ancora chi sarà coinvolto nella cassa integrazione – dice un lavoratore – e questo modo di fare ci lascia molto amareggiati. Abbiamo lavorato qui una vita intera, siamo sempre stati disponibili e flessibili a ogni richiesta dell’azienda e ora ci lasciano a casa informandoci con una raccomandata». Il clima è di grande delusione, soprattutto perché i vertici di Aida sembrano irremovibili.

Un pensiero su “AIDA di Calolziocorte

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